Una catena montuosa che custodisce l’unicità della sua ʻPietra Verdeʼ, una forma minerale non presente nelle altre Alpi calabresi, e il mistero della ʻPietra di Fotaʼ, una roccia nascosta nel bosco, che in italiano si traduce in ʻPietra delle Fateʼ. Il massiccio montuoso si inscrive in una dimensione geografica e storica di risuonante antichità. I primi insediamenti nell’area del Reventino risalgono all’epoca preistorica, e le leggende sulle fate, ʻche hanno sempre abitato quei luoghiʼ, sono legate alle divinità greche delle ninfe.
Troviamo cime montuose che superano i 1400 metri – come il Monte Reventino e il Monticello; mentre il Serralta, il Capo di Bove, il Faggio e il Mancuso si mantengono sui 1200-1300 metri. Vette avvolte da un’atmosfera esoterica, tuttora presente e tramandata dagli abitanti del luogo, e da un’identità geologica non ancora del tutto indagata o compresa.
La posizione
Il Massiccio del Reventino trova il suo posto proprio nella striscia di terra più stretta d’Italia, nell’Istmo di Marcellinara. Esso costituisce il prolungamento a sud-ovest delle maestose montagne silane. Confina a nord con la valle del Savuto, a sud con la piana di Sant’Eufemia, a ovest col Mar Tirreno, mentre ad est trova il confine naturale con l’Altopiano della Sila insieme al corso del fiume Lamato. Quest’ultimo insieme al Savuto costeggia il gruppo montuoso e ne rappresenta l’importante risorsa fluviale. L’acqua, elemento naturale essenziale, è molto presente nel Reventino con le sue sorgenti di acqua pura sparse nei boschi. Una montagna rigogliosa e fiorente, legata anche alle famose terme della piana lametina. Dal comune di Conflenti, infatti, sgorga il fiume Bagni le cui sorgenti vengono utilizzate fin dall’antichità nelle acque sulfuree delle Terme di Caronte.
La pietra verde
Il Reventino per la sua struttura granitico-cristallina appartiene alle cosiddette Alpi Calabresi. Non avendo, però, una conformazione esattamente identica a queste il dibattito sulla sua origine rimane ancora aperto.
La caratteristica geologica più interessante del Reventino è la notevole presenza di un particolare scisto verde, denominato, appunto, Pietra Verde, che non si riscontra in nessun altra montagna della regione. Si tratta di ofioliti, ovvero rocce ignee ricche di minerali ferrosi, che sono stati largamente utilizzati come materiali inerti nel settore edilizio.
Dal punto di vista ambientale, la presenza degli scisti verdi ha determinato un particolare ecosistema, costituito perlopiù dalla macchia mediterranea, in cui dominano il leccio e la sughera. Anche il castagno alligna di frequente sul Reventino, con esemplari che raggiungono dimensioni eccezionali sopratutto nell’alta valle del Lamato e sulle pendici del Monte Mancuso. Le sommità del massiccio sono invece interessate dalla presenza del faggio, che in alcune aree del Monte Reventino forma distese foreste secolari.
La leggenda delle fate
Le fate sono descritte dalla narrazione mitologica come divinità propiziatrici della fertilità della natura e degli esseri viventi, dotate di poteri curativi e oracolari. Gli antichi greci associavano tali creature alla presenza delle acque: credevano che i fiumi fossero divinità e le sorgenti ninfe. In un’area florida come quella del Reventivo si può facilmente ipotizzare una connessione tra il culto delle acque e la leggenda delle fate.
La credenza nelle fate nel massiccio montuoso nasce dalla ʻmagia naturaleʼ dei suoi luoghi e dalla posizione di isolamento in cui si collocano.
Il trono della regina delle fate, secondo la leggenda, si nasconde nella Pietra di Fota, rupe protetta da una fitta foresta di querce e castagni. Questa con i sui 20 metri di altezza costituisce la sommità di un ripido pendio, fiancheggiato da un rumoroso corso d’acqua. Al suo culmine ospita un incavo nella roccia che sembrerebbe proprio un trono regale naturale.
Le fate hanno popolato gli angoli nascosti del bosco, e se in principio richiamavano i tratti e le peculiarità delle muse greche, col tempo il folklore popolare ne ha declinato le fattezze in un contesto più attuale e occidentalizzato.